Il tuo impianto elettrico è a norma?

Il tuo impianto elettrico è a norma?

Che cosa vuol dire avere un impianto elettrico a norma? Che deve essere conforme alle leggi nazionali e alle norme tecniche stabilite dal CEI, il Comitato Elettrotecnico Italiano.

Qui mostreremo dieci requisiti fondamentali di un impianto elettrico a norma e una check-list di sedici domande, utili per fare una prima verifica della situazione dell’impianto di casa.

Personale qualificato

Partiamo dal primo requisito fondamentale: per essere a norma, l’impianto elettrico deve essere progettato e installato da tecnici e professionisti qualificati e abilitati, come stabilito dalla legge 46/90 del 1990. Gli interventi fai da te non hanno nessun valore legale e si rischiano sanzioni amministrative.

Documentazione

Per essere a norma, l’impianto elettrico deve essere accompagnato da tutta la documentazione necessaria, dalla progettazione fino alla certificazione. Abbiamo bisogno di quattro documenti:

  • lo schema elettrico
  • il computo metrico
  • la Dichiarazione di conformità
  • la Dichiarazione di rispondenza

Schema elettrico 

L’impianto elettrico deve basarsi su uno schema dove sono indicati tutti i componenti elettrici che dovranno essere installati e i percorsi dei collegamenti. Lo schema può essere elaborato solo dai tecnici abilitati della ditta installatrice, che considerano almeno tre elementi fondamentali.

  1. La planimetria della casa, per individuare i punti ottimali dove posizionare prese, interruttori e punti luce in base alla disposizione degli spazi e dell’arredamento.
  2. Le esigenze di chi ci abita, cioè le abitudini e lo stile di vita delle persone che useranno ogni giorno l’impianto. 
  3. Il fabbisogno energetico dell’abitazione.

Computo metrico

Oltre allo schema elettrico, la ditta installatrice realizza il computo metrico, un elenco in cui sono indicati tutti i materiali che prevede di utilizzare e i dispositivi che intende installare, con i rispettivi costi, compresi quelli della manodopera necessaria all’installazione. 

In questo modo il cliente avrà una panoramica precisa e dettagliata di tutti i costi da sostenere.

Dichiarazione di conformità (DICO)

Una volta terminati i lavori, la ditta installatrice deve certificare che l’impianto elettrico sia effettivamente a norma di legge, rilasciando la Dichiarazione di conformità, conosciuta anche come DICO.

La Dichiarazione di conformità è obbligatoria per legge. La DICO è infatti stata introdotta a partire dal 1990, grazie alla legge 46/90

Questo significa che la ditta che ha installato l’impianto elettrico è sempre obbligata a rilasciarla.

La Dichiarazione di conformità garantisce che l’impianto elettrico:

  • è stato progettato e installato secondo gli standard imposti dalla legge;
  • rispetta le norme tecniche stabilite dal Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI);
  • è stato costruito con materiali idonei;
  • funziona e rispetta tutte le norme di sicurezza.

Dichiarazione di rispondenza (DIRI)

Esistono però casi in cui la Dichiarazione di conformità non è stata emessa e non può essere emessa. 

Parliamo della situazione in cui si trovano gli impianti realizzati prima che entrasse in vigore l’obbligo della Dichiarazione di conformità, cioè prima del 1990.

In questo caso, al posto della Dichiarazione di conformità, viene emessa la Dichiarazione di rispondenza, chiamata anche DIRI.

La Dichiarazione di rispondenza, introdotta nel 2008 dal DM 37/08, ha valore di legge come documento sostitutivo della Dichiarazione di conformità e certifica che l’impianto rispetta le norme vigenti dell’epoca in cui è stato progettato, costruito e installato, anche se adesso sono abrogate.

Se l’impianto viene modificato, per metterlo a norma secondo regole tecniche e leggi vigenti, è necessario redigere la Dichiarazione di Conformità da zero. 

La Dichiarazione di rispondenza non si può chiedere per gli impianti nuovi e non è valida nemmeno se l’impianto è stato realizzato dopo l’entrata in vigore del DM 37/08. In entrambi i casi è sempre necessaria la Dichiarazione di Conformità.

Dimensionamento

Per essere a norma, l’impianto elettrico deve essere dimensionato.

Dimensionare un impianto elettrico significa scegliere la giusta sezione dei conduttori, cioè dei cavi elettrici, in base alla potenza di cui ha bisogno l’impianto.

Se, ad esempio, la sezione dei cavi è troppo piccola, la corrente faticherà a farsi strada. Si rischiano così perdite o il surriscaldamento del conduttore stesso, e di compromettere la sicurezza dell’ impianto, oltre a quella degli abitanti della casa.

In particolare, per dimensionare correttamente l’impianto elettrico, i professionisti tengono conto di questi elementi:

  • il numero degli elettrodomestici e il carico che possono sopportare
  • le dimensioni dell’abitazione
  • il numero di abitanti e le loro esigenze

Per dare comunque un punto di riferimento e farsi un’idea di dimensionamento, in genere servono fino a 3kW di potenza per superfici che raggiungono 75 metri quadri e 6kW per le superfici che superano i 75 metri quadri.

I tre livelli dell’impianto elettrico

Nel 2011 il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) ha stabilito un nuovo modo di classificare gli impianti elettrici, definendo uno standard di qualità suddiviso in livelli:

  • Livello 1 – base
  • Livello 2 – standard
  • Livello 3 – domotico

Livello 1

Il livello 1, o base, prevede i requisiti minimi perché un impianto elettrico sia in grado di garantire il minimo di sicurezza ed efficienza.

Tra gli elementi fondamentali dell’impianto elettrico di livello 1, troviamo un numero minimo di punti luce e prese, calcolato in base alla superficie dell’abitazione e almeno due interruttori differenziali nel quadro elettrico.

Livello 2

Il livello 2, o standard, prevede tutti i requisiti minimi del livello 1 e aumenta il numero di punti luce, di prese e gli interruttori differenziali nel quadro elettrico.

In più, il livello 2 prevede un sistema di controllo dei carichi, che 

permette di monitorare e ridurre i consumi energetici e fa sì che, se si supera la soglia, determinati carichi si scolleghino senza far saltare il contatore.

L’impianto elettrico di livello 2 comprende inoltre l’installazione del videocitofono e dei sistemi antintrusione, garantendo agli abitanti della casa maggiore sicurezza, oltre a una maggiore efficienza.

Livello 3

Il livello 3 comprende tutti i requisiti elencati nei livelli 1 e 2 e va oltre, perché parliamo di un vero e proprio impianto domotico, in grado di gestire almeno 4 di queste funzionalità:

  • Antiallagamento
  • Antincendio
  • Controllo dei carichi
  • Gestione di serramenti, porte, portoni e cancelli
  • Gestione delle tapparelle, tende e coperture motorizzate
  • Illuminazione
  • Impianto audio
  • Impianto antintrusione
  • Irrigazione
  • Monitoraggio dei flussi energetici
  • Programmazione di scenari
  • Rivelazione delle fughe di gas
  • Termoregolazione, per il riscaldamento invernale e la climatizzazione estiva
  • Ventilazione meccanica 
  • Videosorveglianza

Con il livello 3, l’impianto raggiunge il massimo grado di sicurezza, efficienza e tecnologia.

Quadro di distribuzione o centralino 

Chiamato anche centralino, il quadro elettrico di distribuzione è il cuore dell’impianto di ogni abitazione, perché distribuisce l’energia elettrica in tutta casa. In caso di più unità abitative, ogni unità avrà il proprio quadro di riferimento.

Il quadro di distribuzione si riconosce perché è sempre protetto da un’apposita scatola, e in genere viene installato accanto alla porta d’ingresso. Possiamo però trovarlo anche in altri luoghi: nel vano scale, in un locale apposito, oppure anche all’esterno. La norma di riferimento CEI 64-08 prevede che questi quadri elettrici siano almeno il 15% più grandi rispetto alle dimensioni necessarie, per consentire futuri ampliamenti o installare moduli di riserva. 

Il quadro di distribuzione è inoltre collegato al contatore, che gestisce i nostri consumi, e all’impianto di terra dell’edificio, un’altra porzione dell’impianto elettrico che ci protegge dalle folgorazioni causate da guasti elettrici.

Ora vediamo quali sono gli elementi che non devono assolutamente mancare all’interno del quadro elettrico.

  • L’interruttore generale
  • I singoli interruttori e i circuiti
  • Il salvavita

Interruttore generale

Il primo elemento che incontriamo nel quadro di distribuzione, appena solleviamo il coperchio trasparente, posizionato sulla sinistra, è l’interruttore generale, che permette di staccare la corrente in tutta l’abitazione.

Singoli interruttori e circuiti

Oltre all’interruttore generale, all’interno del quadro elettrico troviamo anche i singoli interruttori che permettono di togliere la corrente dai circuiti a cui sono associati, cioè da quei componenti elettrici e dai loro collegamenti che formano percorsi chiusi in cui circola la corrente, come ad esempio la linea delle prese o la linea delle luci. 

Per essere a norma, infatti, l’impianto elettrico deve essere suddiviso in circuiti in base alle zone di utilizzo, perché, in caso di guasto o di manutenzione, si toglie corrente solo al circuito dov’è stato riscontrato il problema, isolando una linea specifica, ed evitando di rimanere completamente senza luce. Per questo motivo i circuiti devono essere ben indicati e visibili nel quadro elettrico, in modo da poter riconoscere quelli giusti a cui togliere corrente.

Salvavita

Il salvavita è un dispositivo di sicurezza obbligatorio per legge all’interno del quadro elettrico.

Solitamente si tende a identificare il salvavita con il solo interruttore differenziale, però, per avere una protezione completa, bisogna abbinare il differenziale a un interruttore magnetotermico.

Così, all’interno del quadro elettrico possiamo trovare il salvavita composto dai due interruttori singoli o anche sotto forma di unico interruttore, cioè il differenziale magnetotermico. 

Vediamo di preciso come funzionano e come ci proteggono il differenziale e il magnetotermico.

Il differenziale

Il differenziale ha il compito di rilevare la differenza tra la corrente in entrata e in uscita. Se la differenza è superiore a una determinata soglia, il differenziale capisce che si sta verificando una dispersione di energia elettrica e interrompe subito il flusso di corrente, impedendoci di prendere la scossa o di rimanere folgorati.

Per capire se il differenziale funziona, una volta al mese possiamo testarlo premendo il pulsante di test (T).

Se sentiamo uno scatto significa che funziona, ma solo dal punto di vista meccanico però. Questo, infatti, è solo un test meccanico. Per essere sicuri che il differenziale funzioni davvero in caso di guasto, dobbiamo rivolgerci a un elettricista che farà le verifiche con gli strumenti adatti.

Non è detto che in un’abitazione debba esserci un solo differenziale, perché i carichi di corrente vengono suddivisi su più linee e ogni linea ha il suo interruttore differenziale a proteggerla. 

Ecco un esempio pratico: la linea dei grandi elettrodomestici solitamente è diversa dalla linea delle luci e delle prese. Questo significa che avranno due diversi interruttori differenziali a proteggerle. In questo modo  sarà più semplice isolare la parte dell’impianto dove si verifica il guasto e intervenire senza creare disservizi sulle altre parti dell’impianto, che potranno continuare a funzionare.

Il magnetotermico

Il differenziale protegge le persone ma non l’impianto.

Per avere una protezione completa, bisogna integrare anche il magnetotermico, che protegge da cortocircuiti e sovraccarichi.

Si ha un cortocircuito quando si deteriorano gli isolamenti dei conduttori, e di conseguenza le parti attive entrano in contatto.

Si ha un sovraccarico invece, quando il flusso di energia elettrica è superiore rispetto a quello calcolato, provocando così surriscaldamento e pericolo d’incendio.

Il magnetotermico agisce in questo modo: la parte magnetica protegge dal cortocircuito, mentre la parte termica protegge dal sovraccarico.

Cavi elettrici

Anche i cavi elettrici rientrano tra gli elementi da controllare per capire se l’impianto elettrico è a norma, visto che consentono all’elettricità di raggiungere ogni zona della casa. Ecco quindi quali caratteristiche devono avere.

Disposizione

Tutti i cavi elettrici devono essere avvolti da guaina isolante ed essere disposti in apposite canaline. Questo significa che in casa non dobbiamo avere cavi scoperti, volanti e nemmeno coperti da nastro isolante.

Un ultimo ma non meno importante accorgimento: i cavi elettrici non devono passare vicino e nemmeno entrare in contatto con l’acqua.

Dimensioni

Per quanto riguarda le dimensioni, i cavi elettrici partono da un diametro minimo di 1,5 mmq, che deve essere bilanciato sulla portata dell’impianto: maggiore è la potenza richiesta, maggiore sarà la sezione dei cavi necessaria per permettere all’energia di fluire all’interno senza ostacoli.

Colori

Anche i colori dei cavi sono importanti, perché diversi in base alla funzione del singolo cavo. Ecco quali sono i principali colori dei cavi di un impianto elettrico civile e come vengono impiegati.

Nero, marrone o grigio

Questi sono i tre colori che può avere il cavo elettrico di fase, che porta la corrente all’interno dell’impianto, permettendo l’accensione delle lampade, ad esempio. Il cavo di fase, infatti, porta la corrente fino agli utilizzatori, permettendo loro di funzionare.

Blu o azzurro

I colori blu e azzurro, invece, sono tipici del neutro, dove passa la corrente di ritorno portata dalla fase, chiudendo il circuito elettrico.

Giallo-verde

Infine, il cavo elettrico di colore giallo-verde ha una funzione fondamentale per la sicurezza dell’intero impianto elettrico, perché è il cavo della messa a terra, che scarica a terra eventuali dispersioni di corrente.

Impianto di messa a terra

Per essere a norma, l’impianto elettrico di un’abitazione deve essere dotato anche di messa a terra, il sistema di sicurezza che scarica a terra le dispersioni di corrente. Disperdendo nel terreno il flusso elettrico fuoriuscito dall’impianto, la messa a terra ci protegge dal rischio di folgorazione.

Per funzionare, l’impianto di messa a terra ha bisogno di tre elementi.

  • I conduttori di protezione, cioè i cavi giallo-verdi collegati alle apparecchiature elettriche, che convogliano la corrente verso terra.
  • I dispersori, picchetti in acciaio zincato piantati nel terreno oppure corde in rame nude sempre a contatto con il terreno, che scaricano la corrente a terra.
  • Il salvavita, in particolare la parte differenziale, che blocca immediatamente il flusso di corrente nel momento in cui rileva la dispersione di corrente. 

Interruttori

Gli interruttori sono quei comandi che usiamo tutti i giorni, banalmente per accendere o spegnere le luci ad esempio. Sono comandi che aprono o chiudono un circuito e hanno quindi solo due posizioni: contatto aperto o contatto chiuso.

Le norme del Comitato Elettrotecnico Italiano, in merito a quanti interruttori si devono installare nelle abitazioni, stabiliscono un numero minimo in base alle dimensioni dell’abitazione.

Sappiamo però che questo numero potrebbe non essere sufficiente a coprire le esigenze di chi vive ogni giorno gli ambienti di casa.

Quindi, oltre a rispettare le norme che impongono un numero minimo di interruttori, prendiamo in considerazione anche la destinazione d’uso di ogni stanza e l’ingombro degli arredi.

Definiamo prima che funzione svolgeranno le singole stanze, perché a seconda di come le utilizzeremo, avremo bisogno di un certo numero di interruttori. In seguito stabiliamo dove sistemare gli arredi e, tenendo conto delle loro dimensioni, posizioniamo gli interruttori in modo che non creino problemi funzionali o estetici.

In ogni caso, bisogna sempre ricordarsi che, per essere a norma, gli interruttori di un impianto elettrico devono essere sempre posizionati lontano dall’acqua e devono essere sempre ben fissati alle pareti

Se gli interruttori non sono fissati alle pareti, infatti, c’è il rischio di entrare direttamente in contatto con i cavi o con altre parti in tensione.

Prese

La presa elettrica è la parte terminale dell’impianto, il punto di collegamento tra impianto e utenze.

Così come per gli interruttori, anche se le norme definiscono un numero minimo di prese da installare nelle nostre abitazioni, dobbiamo tenere presente che devono essere sufficienti a coprire tutte le esigenze delle persone che abitano in casa. Quindi, anche in questo caso, bisogna stabilire il numero di prese da installare in base alla destinazione d’uso delle stanze, alla posizione degli arredi e a quanto spazio occupano.

Le prese, poi,  possono essere posizionate vicine a terra, a media altezza, oppure in alto. Per essere a norma di legge, però, devono essere posizionate a un’altezza minima dal pavimento che varia a seconda dell’ambiente in cui devono essere installate. 

Se prendiamo come esempio il bagno, qui le prese devono essere posizionate ad almeno 60 centimetri dalla vasca e dalla doccia, ben lontane dall’acqua. 

L’altezza minima da rispettare non solo garantisce maggiore sicurezza per le persone, perché in questo modo si proteggono da rischi come cortocircuiti o folgorazioni, ma anche una migliore praticità d’uso.

Le prese devono anche essere integre e ben fissate alle pareti, altrimenti si corre il rischio di entrare in contatto con cavi o altre parti in tensione.

Per scongiurare questo pericolo, inoltre, dobbiamo ricordare che all’interno dei fori delle prese devono esserci gli schermi di protezione, che evitano incidenti pericolosi nel caso si inserisca nella presa un dito o un oggetto metallico.

Infine, bisogna tenere ben presente il carico a cui saranno sottoposte le prese, che dipende dalla tipologia di elettrodomestici e dispositivi elettrici e da quante apparecchiature vogliamo collegare alla rete elettrica di casa.

Luci di emergenza

Le luci di emergenza sono lampade di varie dimensioni che si attivano automaticamente in caso di blackout. La lampada, infatti, collegata alla rete elettrica principale, assorbe l’energia per ricaricare la propria batteria interna, in modo da accendersi nel momento in cui scatta il salvavita o viene a mancare la corrente.

Le luci di emergenza sono obbligatorie nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali e nei centri commerciali, ad esempio, ma non nelle nostre case. Questo significa che non sono necessarie per far sì che il nostro impianto elettrico sia a norma. Sono però necessarie per salvaguardare la nostra sicurezza.

Anche solo una lampada di emergenza a led installata su presa elettrica in zone strategiche della casa può fare la differenza, perché ci permette di muoverci in sicurezza, evitando oggetti che diventano ostacoli pericolosi al buio.

Scegliamo quindi di installare sempre delle lampade di emergenza, che siano a parete o su presa elettrica, in tutte quelle aree della casa che abbiamo bisogno di illuminare in caso di blackout: nei pressi delle porte, delle scale o dove abbiamo dei dislivelli, giusto per fare qualche esempio utile.

Verifica la sicurezza del tuo impianto

Ora, posto che dobbiamo sempre chiamare un elettricista qualificato se non siamo sicuri che il nostro impianto elettrico sia a norma, ci sono comunque dei piccoli accorgimenti che possiamo adottare, delle domande che possiamo farci, per fare una prima valutazione della situazione, e della sicurezza, dell’impianto.

Ecco quindi una check-list di 16 domande per fare una prima verifica.

  • Quanti anni ha l’impianto elettrico? Ha più di 15 o 20 anni? È stato realizzato prima del 1990? 
  • Ogni quanto è stata fatta manutenzione?
  • L’azienda che l’ha realizzato è abilitata?
  • L’impianto elettrico è dotato della Dichiarazione di Conformità?
  • In caso di impianto molto datato, per cui non si è riusciti a reperire la Dichiarazione di conformità, si è in possesso almeno della Dichiarazione di rispondenza?
  • L’impianto elettrico è correttamente dimensionato per la superficie e le effettive esigenze della casa?
  • L’impianto ha i requisiti minimi che gli permettano di rientrare almeno nello standard di qualità di livello 1?
  • Il quadro di distribuzione è completo di interruttore generale, indicazione dei circuiti e, soprattutto, di salvavita?
  • Quando è stata l’ultima volta che hai fatto il test del salvavita?
  • Il salvavita ha fatto il famoso “scatto”, una volta premuto il tasto T?
  • L’impianto elettrico è dotato di messa a terra?
  • Le parti in tensione dell’impianto sono tutte isolate e protette oppure ci sono delle parti scoperte?
  • In particolare, i cavi elettrici sono protetti e non visibili oppure sono volanti o coperti da nastro isolante?
  • I fori delle prese di corrente hanno al loro interno gli schermi di protezione? 
  • Le prese sono in numero sufficiente per coprire le esigenze di chi abita l’immobile?
  • Interruttori e prese di corrente sono ben fissati alle pareti e posizionati lontano da fonti d’acqua?

 

Ora che conosci i dieci requisiti fondamentali che rendono un impianto elettrico a norma e hai risposto alle sedici domande della nostra check-list, che potrebbero fare scattare i primi campanelli d’allarme, ribadiamo di evitare sempre gli interventi fai da te.

Tentare di riparare l’impianto elettrico seguendo qualche tutorial è rischioso, si possono causare danni molto seri. Ricorrere sempre a un elettricista qualificato, non solo per l’installazione, ma anche per la manutenzione, eventuali ampliamenti o rifacimenti è sempre la soluzione migliore.

Scrivici, possiamo aiutarti a mettere a norma l’impianto.

 

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